martedì 18 gennaio 2011

SARDEGNA: LEGA AD UNA SVOLTA

La recente discesa in campo della Lega Nord nell’isola, inizialmente, quasi una personale  scommessa di un cow boy solitario, il senatore varesotto Fabio Rizzi, è in realtà apparsa da subito come favorita dalla buona stella. L’alto tasso di astensionismo registrato ai ballottaggi nelle scorse provinciali, chiaro segnale di disaffezione verso i partiti tradizionali, unito alla grave crisi occupazionale in atto, sono evidenti sintomi di malessere e di desiderio di voltare pagina.
Scelte politiche errate, da sempre influenzate dalla demagogia sindacale, hanno per decenni relegato in second’ordine pastorizia, agricoltura e turismo, settori a vocazione naturale, tradizionali cardini dell’economia, pur di privilegiare la grande industria, da sempre assistita, che ha lasciato sul tappeto: disillusione, cassa integrati e, quel ch’é peggio, grave inquinamento e disastri ambientali. Per decenni, ciclicamente, si è ritenuto che la richiesta di  “autonomia”, anche in questi giorni invocata, fosse la panacea per tutti i mali. In realtà, il suo fine è stato sempre quello di questuare da Roma l’ennesimo intervento assistenziale, che, di fatto, è servito per rafforzare la sudditanza nei confronti dello Stato centrale. In tal modo, si è rafforzato, da un lato, l’atavico sentimento di schiavitù, da cui il sardo, pur soffrendone, tarda ad affrancarsi, dall’altro il potere dei partiti tradizionali, che, profittando del bisogno, impongono una logica clientelare. In questo contesto, si colloca la recente proposta di legge della Lega di riduzione della Sardegna a due sole province a forte autonomia, sul modello del Trentino Alto Adige, su cui i media isolani, volutamente hanno calato il sipario. A nulla sono valsi i tentativi di spiegare il perché di una scelta che vede un’altra realtà similare veleggiare sempre ai limiti dell’eccellenza, sia in termini occupazionali, che di reddito ed efficienza amministrativa. Il potere mediatico, che di fatto, guida e controlla la politica italiana, è sempre stato lungimirante nell’individuare oggi l’avversario del domani. I risultati ottenuti nel governo dall’azione della Lega, a tutto vantaggio dell’intero territorio nazionale, sono sotto gli occhi di tutti, sondaggisti compresi, il che giustifica il timore per l’ascesa, specie nel sud, di un movimento interclassista, né di destra, né di sinistra, che nasce tra la gente e per la gente, ponendosi come unico obbiettivo la protezione del territorio. Certo, è difficile nascondere il “peccato originale”, cioè la minaccia di secessione, che è servita a liberare il Nord dalle pastoie romane, snellendo la gestione amministrativa e contribuendo a ridurre gli sprechi. Raggiunto l’obbiettivo, peraltro, il Nord e per esso la Lega , non devono esimersi da un ulteriore sforzo per liberare il resto del paese da quel che non funziona. Il federalismo fiscale, che molti utilizzano per alimentare lo scontro Nord contro Sud, al contrario, deve rappresentare il momento per mettere a nudo i mali, evidentemente,  esistenti nel meridione. Come di recente affermato dal presidente Napolitano “la discussione appare falsata da penose dispute contabili e recriminazioni sul dare e avere tra Nord e Sud. I veri meridionalisti non sono mai stati indulgenti e non possono esserlo ora verso ciò che nel mezzogiorno non va”. E’ arrivato ora il momento quindi di varcare il guado, per trasmettere al resto del paese il segnale chiaro della presenza della Lega, divenuta ormai un movimento a tutto campo, pronta ad assumersi responsabilità sempre più ampie, forte dei suoi risultati governativi. In tale contesto, ben può, anzi deve inserirsi un concreto intervento atto al superamento della grave crisi nel settore agro-pastorale sardo, che rappresenta il cardine sacro della società isolana. Dietro le decine di migliaia di aziende oggi in lotta, vi è un’intera regione, specie nelle zone interne, ad economia prettamente pastorale. Con questo, nessuno vuole dimenticare la crisi della grande industria, che ha messo sul lastrico centinaia di occupati. E’ innegabile che la causa debba ricondursi a scelte sbrigative che, abiurando il passato, intravedevano il miraggio del Nord, calpestando i settori storici dell’economia ed il turismo, l’unico, che fortunatamente non conosce  crisi. Appare opportuno, anzitutto, analizzare le cause di tanto disastro ed individuare scelte alternative in grado di risollevare l’economia isolana. A tal fine, stante l’incapacità della classe politica sarda,  ribadisco, ancora una volta, l’opportunità di affidare ad una Commissione apolitica bipartisan, formata di super esperti, sul modello Sarkosy, il compito di suggerire le soluzioni. Non vi è più tempo. L’ auspico è che la Lega, ormai riconosciuto leader di concretezza,  non voglia sprecare l’opportunità, rendendo più agevole la corsa sulle praterie aperte dal recente astensionismo.

lunedì 17 gennaio 2011

MANIFESTAZIONE PASTORI A CIVITAVECCHIA: SOLITA SPECULAZIONE DELLA SINISTRA

E’ ormai da tempo che la sinistra italiana ha rinunciato ad essere propositiva in qualsiasi ambito della vita sociale, politica, istituzionale, si da essere ormai accusata, anche al proprio interno, di conservatorismo. Per questo motivo, di fronte ai problemi concreti, che quotidianamente si presentano, anziché offrire soluzioni alternative, come compete alle forze di opposizione, continua a non dare risposte, rifugiandosi dietro le accuse all’avversario, cioè al Male assoluto. L’ossessione del nemico, nel quale può nascondersi il nuovo fascismo, rappresenta un antico tic della sinistra, che continua  a vedere fascisti sempre e dappertutto.
Evidentemente, non esula da questa forma mentis   l’on. Guido Melis, valido opinionista della Nuova, che nella sua teoria del “presumibilmente”, anziché affrontare le cause della crisi agropastorale sarda ed indicare eventuali soluzioni, preferisce sviare il tema, andando ad alimentare uno sterile, quanto inutile, scontro nord contro sud.. D’altra parte, un’analisi storica obiettiva non potrebbe prescindere dalle responsabilità di quelle forze politiche che, cavalcando la monocultura della grande industria hanno contribuito ad affossare tutti gli altri settori produttivi dell’isola, a cominciare dalla pastorizia, considerata   un ostacolo al progresso ed alla modernità. Così come non potrebbero tralasciarsi gli aiuti “agevolati” con cambiali agrarie a tassi di interesse fino al 21%, elargiti già dalla fine degli anni 80. Anche in campo nazionale la rievocazione serena dei  trascorsi conflitti riguardanti gli allevatori padani non gioca a favore dell’avversa teoria, se è vero che negli anni 90 i Cobas del latte, che mobilitarono in una lunga lotta gli allevatori padani, non trovarono, di certo, i favori degli allora governanti, i quali non mancarono di spegnerne i bollori con assalti anche notturni ai loro presidi. Non si dimentichino le parole usate nei loro confronti dall’allora Presidente Scalfaro, che, di fatto, legittimavano l’uso della forza pubblica. Il 15 gennaio 1998 la “marcia su Roma” venne fermata nei pressi del raccordo Anulare e ben 185 allevatori vennero fermati, tradotti nella scuola di polizia di Casal Lumbruso e, successivamente, identificati e denunciati per manifestazione non autorizzata. Allora fu il Polo a protestare.  Certo, alla sinistra fa più comodo rievocare gli inviti a Maroni di cossighiana memoria. La storia, peraltro,  per essere credibile, non va raccontata solo a metà. Se non si è imparziali, ne va la libertà di informazione e con essa  la democrazia. In conclusione, dai fatti oggi in esame traspare che la dove la Lega Nord è radicata sul territorio in essa gli allevatori hanno trovato uno strenuo difensore, come insegna Luca Zaia con la L 33/2009 salva splafonamento delle quote latte. Viceversa, in Sardegna i parlamentari marciano su Roma e si mobilitano solo quando i manifestanti hanno il marchio, cioè il benestare, sindacale. Di che lamentarsi?

Alimentari, dal Carroccio una legge sulla tracciabilità

«La legge sull’etichettatura dei prodotti alimentari è stata proposta dalla Lega Nord e sarà discussa in sede legislativa in queste settimane dalla commissione Agricoltura».
Con queste parole il deputato trentino del Carroccio Maurizio Fugatti risponde ai lettori di legablog che commentarono nei giorni scorsi la posizione della Lega Nord in difesa dei prodotti locali, nello specifico quelli della regione Trentino Alto Adige.
Fugatti in particolare si riferiva a prodotti «omogeneizzati a base di frutta denominati Crescendo, venduti dalla Cooperazione trentina e prodotti per conto di Coop Italia in Germania», come scritto sulle etichette. Il parlamentare si lamentava della scelta: non vi sono aziende italiane che possano fornire gli stessi prodotti? Tra i commenti postati, in particolare, un lettore si chiedeva «se serve una legge specifica anche sul made in italy alimentare» e, rivolto alla Lega, «se avete una proposta» e se questa «sarebbe applicabile al caso».
La risposta quindi è sì: la Lega ha in cantiere un provvedimento che è stato proposto e discusso nella commissione Agricoltura, e di cui proponiamo il testo per chi fosse interessato alla lettura integrale del documento.
«La legge – conclude Fugatti – prevede l’obbligo della indicazione di origine e la tracciabilità di tutti i prodotti alimentari, come già avviene per esempio sulla carne».

Veneto: no alla tassazione dei versamenti di solidarietà

alluvione venetoTutte le risorse raccolte dopo l’alluvione in Veneto attraverso il versamento volontario o iniziative di solidarietà concorrono a formare reddito imponibile delle aziende beneficiarie, costringendo i già sfortunati cittadini a doverci pagare anche le imposte. Il problema è stato sollevato dal deputato veneto Gianluca Forcolin durante il “question time” alla Camera. Rivolgendosi al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, Forcolin a nome del gruppo Lega Nord ha chiesto di trovare una soluzione normativa che consenta alle famiglie venete colpite dall’alluvione di non considerare imponibile fiscale – e quindi tassabile – quelle somme introitate o da introitare a titolo di donazione o contributo volontario.
«Le piogge eccezionali che hanno colpito il Veneto dal 31 ottobre al 2 novembre scorso – ha detto nel corso dell’intervento – hanno provocato un vero e proprio disastro idrogeologico, mettendo in ginocchio il tessuto socio-economico della regione Veneto e rendendo inutilizzabili migliaia di abitazioni civili, industrie manifatturiere, aziende agricole e di allevamento».
«Sulle economie delle famiglie italiane che si sono strette al popolo veneto – ha spiegato Forcolin – c’è stata già un’imposizione fiscale importante, che è stata versata per produrle. Chiedere oggi un’imposizione a chi ottiene e introita questi versamenti significa prevedere una doppia imposizione. Detassare questi versamenti sarebbe un segnale importante del Governo, per dare maggiore concretezza, ma anche per liberare ulteriori risorse dalle casse governative stesse: perché maggiori risorse lasciamo agli imprenditori e alle famiglie, minore sarà la richiesta che questi faranno poi al Governo per ripartire con un’economia normale e rilanciare il tessuto produttivo veneto così disastrato da questo evento».